Come le startup stanno guidando la transizione energetica

Come le startup stanno guidando la transizione energetica

Startup e transizione energetica: perché oggi il cambiamento passa da loro

La transizione energetica non è più solo una questione di impianti fotovoltaici o veicoli elettrici. È un’intera rivoluzione industriale in atto, e le startup stanno recitando un ruolo sempre più centrale. Non per caso: dinamicità, flessibilità e soprattutto capacità di innovare dove le grandi imprese arrancano. Ma in che modo, esattamente, il tessuto imprenditoriale emergente sta accelerando il passaggio verso un’economia decarbonizzata? Scopriamolo con dati, esempi concreti e qualche caso italiano interessante.

Un contesto che impone un cambio di passo

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), per raggiungere gli obiettivi net zero entro il 2050 saranno necessari investimenti superiori ai 4.000 miliardi di dollari all’anno, soprattutto in tecnologie verdi. Un terreno fertile, quindi, per l’ecosistema startup, che si trova a operare in un momento storico in cui domanda e necessità si incontrano perfettamente.

La crisi climatica, il caro energia e le nuove normative europee, dal Green Deal alla Direttiva sulle energie rinnovabili, stanno accelerando la necessità di trovare soluzioni scalabili e accessibili. È qui che molte giovani imprese tecnologiche stanno innovando con una velocità che le grandi utility difficilmente riescono a eguagliare.

Modelli distribuiti, comunità energetiche e tecnologie decentralizzate

Una delle rivoluzioni in atto è il superamento del modello energetico centralizzato. Le startup contribuiscono in modo significativo allo sviluppo di community energy e sistemi di produzione distribuita, grazie a nuovi modelli di business e a tecnologie di gestione intelligenti.

Un esempio? La milanese Ener2Crowd, piattaforma di crowdinvesting focalizzata su progetti energetici sostenibili. Non solo consente a cittadini e imprese di investire direttamente in impianti rinnovabili, ma enfatizza anche il ruolo attivo dei consumatori nella transizione.

Altra realtà da segnalare è e-Distribuzione, spin-off che, arricchita dall’esperienza madre ENEL, lavora con startup italiane nel campo della blockchain per certificare la tracciabilità dell’energia verde: elemento chiave per costruire fiducia e trasparenza nel nuovo sistema energetico.

Efficienza energetica: l’innovazione nei dati

Non si tratta solo di produrre energia verde, ma anche di usarla meglio. E qui entrano in campo le startup che sfruttano l’intelligenza artificiale e IoT per migliorare l’efficienza.

Un caso rappresentativo è Twin Transition, una giovane impresa torinese che sviluppa modelli digitali dei siti industriali (digital twin) per ottimizzare consumi e identificare sprechi in tempo reale. Applicata nei settori manifatturiero e logistico, la soluzione ha portato ad abbattimenti dei consumi fino al 30% in alcune aziende partner.

Più in piccolo, ma non meno impattante nel contesto urbano, c’è Bluenergy AI, una startup che usa algoritmi predittivi per gestire i sistemi energetici degli edifici, integrando fotovoltaico, pompe di calore e batterie. Il risultato? Controller energetici che apprendono e si adattano al comportamento degli utenti e alle previsioni meteo.

Storage e nuove frontiere della batteria

Senza sistemi di accumulo efficienti, le fonti rinnovabili rischiano di rimanere un’incompiuta. Qui si registra una delle aree più fervide di innovazione: dalle batterie a stato solido ai sistemi modulari per il residenziale.

In Italia, la trentina Midac Energy sta collaborando con il Politecnico di Milano per sviluppare nuove batterie al litio-ferro-fosfato, con cicli vita lunghi, sostenibilità migliorata e minor rischio termico. Allo stesso tempo, startup come Green Energy Storage propongono soluzioni basate su flow battery a elettrolita organico, aprendo nuove possibilità anche per gli impianti medio-grandi.

Internazionalmente, vale la pena menzionare Form Energy, fondata da ex membri di Tesla e SpaceX, che ha recentemente annunciato un sistema di accumulo a ossido di ferro in grado di immagazzinare energia fino a 100 ore a costi competitivi. Una possibile game changer? I numeri sembrano promettenti, ma bisognerà vedere l’efficacia su larga scala.

Mobilità elettrica e smart charging: non solo auto

La transizione energetica passa anche per la mobilità sostenibile – settore che attrae già oltre il 25% degli investimenti early-stage in Europa (fonte: PwC 2023). Tuttavia il focus si sta spostando: non più solo produrre veicoli elettrici, ma riorganizzare l’intero ecosistema.

Free To X, startup italiana nata in seno ad Autostrade per l’Italia, lavora a una rete di stazioni di ricarica ultrarapida in autostrada che valorizza l’integrabilità con fonti rinnovabili. Parallelamente, imprese come E-Gap propongono soluzioni di ricarica mobile on-demand, scalabili nelle grandi aree urbane.

Particolarmente interessante è il tema dello smart charging bidirezionale, che consente alle auto di restituire energia alla casa o alla rete (V2G – vehicle to grid). Startup come Wallbox (Spagna) e la nostra stanno sviluppando tecnologie avanzate in questo ambito, trasformando i veicoli in veri e propri nodi energetici attivi.

Fintech a servizio della sostenibilità

Un’area spesso trascurata ma di grande impatto è quella delle tecnologie finanziarie applicate alla transizione energetica. L’accesso al credito, il calcolo del rischio ambientale, la valutazione della sostenibilità dei progetti sono tutti ambiti in cui le startup fintech possono fare la differenza.

Un esempio innovativo è SustainaPay, nata nel 2021 a Bologna, che lavora su sistemi decisionali automatizzati per le banche, integrando dati ESG e parametri climatici nei modelli di scoring del credito. In questo modo, le PMI green accedono più facilmente ai finanziamenti, accelerando l’innovazione sostenibile.

Altrove, aziende come Doconomy in Svezia stanno collaborando con istituti bancari per lanciare carte di credito che misurano le emissioni associate alle spese effettuate, offrendo agli utenti strumenti concreti per ridurre la propria impronta di carbonio quotidiana.

Innovazione sì, ma anche collaborazioni strategiche

Le startup non agiscono nel vuoto. I casi di successo più solidi nascono da ecosistemi collaborativi. Acceleratori specializzati, programmi europei (come Horizon Europe), iniziative delle grandi utility e trasformazioni delle università in hub di imprenditorialità tecnica giocano un ruolo chiave.

In Italia, realtà come ZERO – l’acceleratore dedicato alla transizione energetica promosso da CDP Venture Capital e Eni – stanno supportando decine di realtà emergenti con formazione, networking e capitali. A oggi, più di 20 startup sono passate nel programma, con risultati già visibili sul mercato.

Barriere (ancora) da superare

Nonostante i molti segnali positivi, le criticità non mancano. Le startup del settore energia devono affrontare ostacoli strutturali importanti:

  • Normative lente e non sempre aggiornate alle tecnologie emergenti
  • Difficoltà nell’accesso ai primi clienti, specie nel mercato B2G (Business to Government)
  • Tempi di scale-up spesso incompatibili con la velocità richiesta dalla crisi climatica

La buona notizia è che l’ecosistema si sta attrezzando: con fondi dedicati all’energia pulita, partnership pubblico-privato e strumenti di garanzia per gli investimenti a impatto. Tuttavia, il fattore tempo resta critico: servono risposte rapide, e le startup possono fornirle solo se supportate in modo strutturale.

Il futuro prossimo: da energia a “climate tech”

La transizione energetica è solo una parte di un movimento più ampio: l’ascesa delle climate tech, ovvero tecnologie progettate per mitigare o adattarsi al cambiamento climatico.

Secondo PitchBook, nel 2023 gli investimenti globali in climate tech hanno superato i 75 miliardi di dollari. Di questi, una fetta crescente è diretta verso startup con soluzioni legate al settore energetico, ma con impatti sistemici più ampi: cattura della CO₂, agricoltura rigenerativa, monitoraggio satellitare del clima.

In sintesi, le startup non progettano più solo turbine o app per risparmiare energia. Stanno contribuendo a ripensare interi modelli economici, basati su resilienza, circolarità e decentralizzazione.

La sfida per i prossimi anni sarà duplice: continuare a innovare, e farlo a una scala sufficiente per fare davvero la differenza. Ma se c’è un settore in grado di interpretare questa urgenza con velocità, è proprio quello delle startup.