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Come la blockchain può garantire trasparenza nella filiera alimentare

Come la blockchain può garantire trasparenza nella filiera alimentare

Come la blockchain può garantire trasparenza nella filiera alimentare

Negli ultimi anni, la domanda di trasparenza nella filiera alimentare è diventata sempre più pressante. Consumatori, aziende e autorità regolatorie vogliono sapere da dove proviene il cibo, come è stato trattato e in quali condizioni è giunto fino al punto vendita. All’interno di questo contesto, la blockchain si sta affermando come una tecnologia chiave per rispondere a queste esigenze. Non si tratta di una moda passeggera, ma di uno strumento concreto per rafforzare la fiducia tra attori della filiera e consumatori finali.

Perché la trasparenza è un problema reale nella filiera alimentare

Contraffazioni, etichettature ingannevoli, mancanza di tracciabilità: questi sono solo alcuni dei problemi che affliggono la filiera alimentare globale. Secondo uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno almeno 600 milioni di persone si ammalano per il consumo di cibo contaminato. Un controllo più rigoroso dell’origine e del percorso del prodotto può fare la differenza.

Inoltre, l’industria agroalimentare è sempre più globale: ingredienti provenienti da continenti diversi vengono assemblati, lavorati e confezionati in paesi differenti prima di arrivare sugli scaffali. In questo scenario, garantire la tracciabilità dell’intero processo diventa estremamente complesso senza strumenti digitali avanzati.

Cos’è la blockchain e perché è rilevante per l’alimentare

La blockchain è un registro digitale distribuito e immutabile, in cui ogni transazione è verificata, crittografata e salvata in modo permanente. Il suo punto di forza? L’impossibilità di modificare i dati senza che tutta la rete se ne accorga. Questo garantisce non solo integrità, ma anche fiducia.

Applicata alla filiera alimentare, ogni passaggio — dal produttore al distributore — può essere registrato sulla blockchain. Il risultato è un sistema trasparente dove tutte le parti coinvolte (compresi i consumatori) possono accedere alla “storia digitale” di un prodotto.

Le applicazioni reali: chi sta già usando la blockchain nella filiera alimentare

Il caso più noto è probabilmente quello di IBM Food Trust, una piattaforma basata su blockchain utilizzata da colossi come Walmart e Carrefour. Carrefour, ad esempio, permette ai clienti di scansionare un QR code presente sull’etichetta e ottenere in tempo reale informazioni dettagliate: dalla nascita dell’animale (per le carni) alla data di raccolta e luogo di confezionamento (per ortofrutta).

Un altro esempio interessante è quello italiano di Trace, una start-up che ha sviluppato una soluzione di tracciabilità per formaggi e salumi DOP. Utilizzando la blockchain, hanno consentito ai consorzi di certificazione di garantire l’autenticità del prodotto, evitando le imitazioni e tutelando il “Made in Italy”.

Anche Barilla ha lanciato un progetto pilota con l’Università di Parma e IBM per tracciare la pasta integrale, registrando sulla blockchain tutte le fasi dalla semina del grano alla distribuzione.

Come funziona, nella pratica?

La tecnologia blockchain viene integrata nei sistemi di gestione della supply chain attraverso API e piattaforme dedicate. Ogni attore della filiera dispone di diritti specifici per inserire dati che riguardano la propria fase, ad esempio:

Questi dati alimentano un registro univoco, non modificabile, che può essere consultato da chiunque disponga delle credenziali o, nel caso dei consumatori, di un QR code o RFID.

Blockchain pubblica o privata? La scelta strategica

Una delle decisioni fondamentali riguarda il tipo di blockchain da utilizzare. Le blockchain pubbliche (come Ethereum) offrono massima trasparenza, ma pongono problemi legati alla scalabilità e al costo delle transazioni. Le blockchain private o permissioned (come Hyperledger Fabric di IBM) consentono maggiore controllo e privacy, risultando oggi la scelta più diffusa nel settore alimentare.

La combinazione di tecnologie — come sensori IoT, intelligenza artificiale e blockchain — potenzia ulteriormente l’affidabilità del sistema. Ad esempio, un sensore GPS installato su un camion frigorifero può registrare automaticamente su blockchain eventuali alterazioni nella catena del freddo.

Quali benefici concreti per aziende e consumatori

Implementare una tecnologia blockchain nella filiera alimentare comporta investimenti iniziali, ma i benefici a medio-lungo termine sono significativi:

Come sottolinea Luigi Scordamaglia, CEO di Inalca e membro del board di Filiera Italia: “Solo con la trasparenza possiamo valorizzare al meglio la qualità del prodotto italiano. La blockchain può aiutarci a dimostrarlo concretamente ai mercati internazionali”.

Ostacoli e sfide da superare

Sebbene la tecnologia sia promettente, ci sono ancora criticità:

Per superare queste difficoltà servono policy pubbliche di sostegno, incentivi fiscali e collaborazioni tra Enti di Ricerca, Università e imprese private.

Uno strumento strategico anche per la sostenibilità

Oltre agli aspetti di sicurezza e qualità, la blockchain può giocare un ruolo importante nel monitoraggio dell’impatto ambientale di un prodotto. Molte aziende stanno sperimentando soluzioni per monitorare le emissioni di CO₂, l’uso dell’acqua e il rispetto del benessere animale durante tutta la filiera.

In futuro, etichette “intelligenti” potrebbero fornire informazioni precise sull’impronta ecologica di ogni prodotto, aumentando la consapevolezza del consumatore e favorendo scelte più responsabili.

È il momento di agire

La blockchain non è una panacea, ma offre strumenti concreti per affrontare alcune tra le maggiori sfide dell’agroalimentare moderno. Le tecnologie ci sono, i casi d’uso anche: il prossimo passo è favorire l’adozione su larga scala, mettendo al centro l’interoperabilità, l’accessibilità e soprattutto il valore percepito dal consumatore.

In un mondo sempre più globale e interconnesso, dove il cibo attraversa migliaia di chilometri prima di arrivare sulla nostra tavola, garantire trasparenza è molto più di un’esigenza etica: è una scelta strategica. La blockchain, con il supporto della visione e dell’innovazione, può rappresentare il catalizzatore di questo cambiamento.

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