In un’epoca in cui le connessioni si contano in follower e non più in biglietti da visita, il networking sta subendo una trasformazione radicale. Non si tratta più semplicemente di partecipare a eventi o conferenze e distribuire carte cartacee: oggi il networking è omnicanale, digitale e spesso asincrono. Ma come si costruiscono relazioni professionali efficaci in un mondo dove tutto è filtrato da uno schermo?
Networking digitale: più accessibile, ma anche più complesso
Uno dei vantaggi più evidenti del networking nell’era digitale è l’accessibilità. Oggi è possibile entrare in contatto con professionisti di tutto il mondo senza muoversi da casa. Ma maggiore accessibilità non significa necessariamente relazioni di qualità. Anzi, la facilità di connessione può generare rumore, rendendo difficile distinguere le connessioni autentiche da quelle superficiali.
Secondo uno studio di Harvard Business Review del 2023, il 65% dei professionisti ritiene che il networking online generi relazioni meno significative rispetto a quelle nate in contesti fisici. Tuttavia, la stessa ricerca evidenzia che il 78% dei contatti digitali porta a collaborazioni concrete nel medio termine. Il dato suggerisce che il problema non è il canale, ma il modo in cui viene utilizzato.
LinkedIn: molto più di un CV digitale
LinkedIn è il punto di partenza più ovvio per qualsiasi strategia di networking digitale. Ma se lo usiamo solo come vetrina del nostro curriculum, stiamo perdendo gran parte del suo potenziale.
Ecco alcune pratiche efficaci per sfruttarlo al meglio:
- Postare con regolarità: contenuti pertinenti e riflessioni personali su temi del settore aiutano a posizionarsi come voce autorevole.
- Interagire in modo mirato: like e commenti devono essere strategici, puntando a costruire dialoghi reali, non semplici reazioni automatiche.
- Utilizzare la messaggistica privata: inviare messaggi personalizzati, evitando i template standard, può fare la differenza. “Ho visto il tuo post su…” funziona molto meglio di “Vorrei aggiungerti al mio network.”
Un esempio concreto? Lavinia, product manager in una startup fintech milanese, ha ottenuto una consulenza gratuita da un esperto di UX di Berlino semplicemente commentando in modo competente uno dei suoi articoli su LinkedIn. Da quel dialogo informale è nato un progetto congiunto oggi in fase di lancio.
Eventi virtuali: imparare a sfruttare le stanze digitali
Con la pandemia, gli eventi fisici hanno lasciato spazio a webinar, conference call e workshop online. Una sostituzione forzata che ha però aperto le porte a nuove forme di interazione. I formati più efficaci sono quelli che prevedono momenti di partecipazione attiva: Q&A, breakout room, sondaggi in tempo reale.
Strumenti come Zoom, Microsoft Teams e Hopin hanno introdotto funzionalità sempre più sofisticate per facilitare il networking, dalle chat laterali alle sessioni uno-a-uno randomiche (“speed networking”).
Un consiglio pratico? Entra negli eventi con una domanda in mente e non temere di porla pubblicamente. Essere visibili e partecipativi aumenta la possibilità che altri partecipanti ti contattino successivamente per approfondire.
Community tematiche e Slack group: networking per nicchie
Non tutto passa per i grandi social. Cresce il successo di community verticali, spesso organizzate su piattaforme come Slack, Discord o Telegram, dove il networking assume una dimensione più intima e informale.
È il caso, per esempio, della community “Italian Startups” su Slack, che riunisce founder, investitori e sviluppatori italiani. Qui, ogni giorno si aprono conversazioni su funding, crescita, hiring, offrendo spazi preziosi per scambi autentici.
In questi ambienti, la partecipazione è fondamentale: chi è passivo tende a essere dimenticato. Meglio rispondere, anche solo con un feedback breve, per alimentare la propria visibilità all’interno del gruppo.
Podcast e newsletter: networking tramite contenuto
Creare contenuti non è solo una strategia di personal branding, ma anche un potente catalizzatore di connessioni. Chi lancia un podcast o una newsletter su un tema specifico finisce per attirare interlocutori affini, spesso desiderosi di entrare in dialogo.
Andrea, un consulente di sostenibilità ambientale, ha lanciato una newsletter settimanale su Substack analizzando le transizioni green delle PMI italiane. Dopo sei mesi, ha ricevuto un invito da una testata internazionale per contribuire come editorialista freelance. Tutto è nato grazie a un lettore fedele che, in un messaggio, ha scritto: “Il tuo ultimo articolo mi ha fatto pensare a un progetto su cui stiamo lavorando…”
Se non ci si sente pronti a creare contenuti propri, si può iniziare da contributi guest su piattaforme come Medium o LinkedIn Pulse, oppure commentando e condividendo in modo ragionato i contenuti altrui.
Le app di networking specializzato: oltre i social mainstream
Negli ultimi anni sono nate app pensate esclusivamente per il networking professionale. Tra queste, vale la pena segnalare:
- Shapr: un “Tinder del lavoro” che propone connessioni quotidiane basate su interessi professionali affini.
- Lunchclub: piattaforma che organizza video-incontri personalizzati tra professionisti con obiettivi comuni.
- Clubhouse: seppur meno in voga rispetto al 2020, resta uno spazio stimolante per il networking audio-based, dove si può discutere in tempo reale con esperti del settore.
Il filo conduttore? L’idea che, quando l’algoritmo è ben addestrato, può generare connessioni non banali che altrimenti richiederebbero mesi di presenza a eventi e cene di settore.
Networking asincrono: scrivere oggi per ritrovarsi domani
Nel digitale, non tutte le relazioni nascono in diretta. Spesso basta un post ben formulato, un commento a un articolo o la condivisione di un insight per generare un legame che sboccerà settimane dopo.
Questo approccio, detto “networking asincrono”, richiede pazienza e consistenza. Per funzionare, è fondamentale costruire una presenza digitale coerente nel tempo, evitando di apparire solo quando si ha bisogno di qualcosa.
In altre parole: dare prima di chiedere. Condividere know-how, aiutare altri membri della propria rete, agire come “connettori” tra contatti che potrebbero collaborare. Sono pratiche che, alla lunga, generano reputazione e fiducia. Due asset fondamentali in qualsiasi contesto lavorativo.
Un equilibrio tra umano e digitale
Il networking digitale non sostituisce quello fisico, ma lo affianca e lo potenzia. In molti casi, una connessione LinkedIn o una conversazione via Slack diventa il preludio a un incontro reale, a un caffè lavorativo o a una collaborazione stabile.
Allora la vera sfida sta nel trovare un equilibrio intelligente: utilizzare gli strumenti digitali non come fine, ma come mezzo per costruire relazioni professionali autentiche, basate su valori condivisi, obiettivi comuni e una comunicazione trasparente.
Perché, nonostante la tecnologia, il networking resta un’attività fondamentalmente umana. E, come ogni relazione, richiede tempo, cura e intenzione.