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Tecnologie wearable: come migliorano salute e produttività

Tecnologie wearable: come migliorano salute e produttività

Tecnologie wearable: come migliorano salute e produttività

Wearable tech: tra benessere personale e produttività professionale

Smartwatch, anelli intelligenti, occhiali AR: i dispositivi wearable sono passati dall’essere semplici gadget a strumenti concreti per migliorare la salute e ottimizzare la produttività. Ma in che modo queste tecnologie indossabili stanno cambiando il nostro rapporto con il benessere e l’efficienza lavorativa? I dati parlano chiaro: il mercato globale dei wearable ha superato i 150 miliardi di dollari nel 2023 (fonte: IDC), e la crescita non accenna a fermarsi.

In questo articolo analizziamo come i principali wearable stanno impattando la nostra quotidianità — dal monitoraggio del sonno migliore al supporto per ridurre lo stress sul lavoro — e cosa possono significare concretamente per aziende e professionisti.

Wearable e salute: oltre il contapassi

All’inizio erano semplici smartband che ci ricordavano di muoverci e misuravano i passi. Oggi, i wearable sono veri e propri dispositivi medicali in miniatura. Grazie a sensori biometrici sempre più sofisticati, monitorano parametri vitali con precisione clinica.

Un esempio concreto? Un recente studio pubblicato su Nature Digital Medicine ha dimostrato che i dati raccolti da wearable erano in grado di segnalare l’inizio di un’infezione virale fino a 48 ore prima della comparsa dei sintomi grazie ad alterazioni nei parametri biometrici.

Wearable in azienda: cosa cambia per la produttività

Se la salute è il primo pilastro, la produttività è il secondo. Soprattutto in seguito alla crescita del lavoro ibrido e remoto, i wearable si stanno affermando come strumenti per ottimizzare il tempo e migliorare la concentrazione.

Una nota azienda della Silicon Valley – che preferisce rimanere anonima – ha recentemente dotato i propri dipendenti di sensori biometrici discreti per testare il loro impatto sulla gestione dello stress. Risultato? Una riduzione media del 18% nei livelli auto-riferiti di stress dopo due mesi di utilizzo.

Start-up italiane: il wearable made in Italy

L’Italia non resta indietro. Negli ultimi cinque anni, sono nate diverse realtà imprenditoriali innovative che lavorano proprio nel settore dei dispositivi indossabili per il benessere e la produttività. Vediamone alcune.

Queste realtà rappresentano un segnale chiaro della maturazione del tessuto tecnologico italiano anche in settori di frontiera come quello biometrico.

Sicurezza e privacy: sono davvero sotto controllo?

Il rovescio della medaglia: i wearable raccolgono dati estremamente sensibili, dai battiti cardiaci ai livelli di ossigeno nel sangue. E, talvolta, anche la geolocalizzazione. La questione della tutela della privacy e della sicurezza informatica resta centrale.

L’Unione Europea ha anticipato il problema con il nuovo Regolamento sui Dispositivi Medici che prevede requisiti molto rigidi anche per gli indossabili non dichiaratamente “medicali”. Ma la trasparenza sulla gestione dei dati da parte dei produttori rimane spesso opaca.

Federico Moretti ha recentemente intervistato Paola Ricci, esperta di regolamentazione digitale presso il Politecnico di Milano, che ha sottolineato: “Il problema non è tanto la raccolta dei dati biometrici, quanto la loro successiva profilazione a scopi di marketing o assicurativi da parte di soggetti terzi. Serve più chiarezza contrattuale e una vera cultura del dato personale.”

Intelligenza artificiale + wearable = prevenzione predittiva

Il vero valore dei wearable non è (solo) nella raccolta dei dati, ma nella capacità di interpretarli. Qui entra in gioco l’intelligenza artificiale. Grazie al machine learning, oggi è possibile correlare l’attività cardiaca, il livello di stress e la qualità del sonno per fornire consigli personalizzati in tempo reale.

Whoop, ad esempio, è uno dei primi wearable a adottare un modello di coach digitale: ogni mattina fornisce indicazioni personalizzate su carico di lavoro ottimale, need di recupero e performance previste. L’obiettivo? Prevenire il burnout prima che compaiano i sintomi.

Un altro esempio interessante è Biobeat, wearable israeliano adottato in diversi ospedali UE, che prevede il rischio di eventi cardiaci acuti fino a 24 ore prima, analizzando trend di micro-variazioni nella pressione arteriosa.

Chi sta investendo nei wearable e perché

Oltre ai grandi nomi come Apple e Samsung, sempre più aziende B2B stanno integrando tecnologie indossabili nelle loro strategie HR e HSE (Health, Safety, Environment).

Il trend parla chiaro: i wearable stanno diventando parte integrante delle strategie di benessere aziendale. Anche le PMI iniziano a considerarli come benefit per i collaboratori, specie in contesti ad alto tasso di burn-out.

Il futuro è invisibile e integrato

Guardando al futuro, il wearable tende a diventare sempre più invisibile: microchip sotto pelle, tessuti biometrici e lenti a contatto AR sono già in fase di sperimentazione in diversi laboratori nel mondo. L’obiettivo è un’integrazione totale tra corpo e informazione senza interfacce invasive.

Nel frattempo, l’adozione quotidiana cresce. Secondo un report McKinsey del 2024, il 23% dei lavoratori europei utilizza almeno un wearable durante l’orario di lavoro, principalmente per monitorare il benessere.

Domanda finale: abbiamo davvero bisogno di un dispositivo che ci dica quando riposare o quanto siamo stressati? La risposta è nella qualità del dato. Se impariamo a interpretarlo correttamente, il wearable diventa uno specchio affidabile del nostro stato psicofisico. Un alleato silenzioso, ma essenziale, per vivere e lavorare meglio.

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